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Cereali: l’inverno è un periodo propizio per la semina, ma i costi e l’incertezza frenano molti cerealicoltori. Il nostro esperto agronomo Angelo Bo analizza i pro e i contro della scelta

Tempo di semine. Eh già, con l’inverno alle porte il periodo è propizio, ma molti cerealicoltori restano alla finestra e non seminano. Sono impazziti? Sono aspetti che al consumatore potrebbero sembrare dei controsensi, e per cercare di fare chiarezza partiamo dal tipo di coltivazione. In autunno vengono seminati i cosiddetti cereali autunno vernini, che appunto si seminano prima del freddo in modo da far crescere un po’ le plantule e arrivare a un punto in cui riescono meglio a superare il rigore invernale. Ovviamente l’andamento stagionale successivo è molto importante, ricordate il detto “sotto la neve pane, sotto la pioggia fame!”: la neve che cade su quelle piantine già cresciute ha due importanti funzioni, con il suo essere soffice e piena di bolle d’aria isola le piante e il terreno da gelate e, seconda cosa, costituisce una riserva idrica per le fasi successive senza causare ristagni di acqua nel terreno che possono anche causare la morte delle piante.

Ma perché in questo fine 2021 tanti agricoltori attendono e non seminano? Nelle ultime campagne sono aumentati i prezzi di alcuni cereali a livelli quasi da vertigini, e in alcuni momenti superando i 450 euro per tonnellata con un aumento del +78% (dati ismea) a novembre 2021 rispetto a settembre 2020. Quindi, potrebbe sembrare una grande affare? Ahi noi sono aumentati anche i prezzi delle sementi toccando in
alcuni casi anche i mille euro tonnellata, sono aumentai concimi e strumenti tecnici (con listini in costante aumento per via dei rincari globalizzati di energia e materie prime), è aumentato il gasolio che in cerealicoltura è una voce di costo importante per le lavorazioni in campo. In poche parole siamo in un momento di alta volatilità – direbbero gli analisti di borsa – crescono prezzi, l’agricoltore è quella figura
che fa un investimento in autunno (semina) per raccogliere a inizio della prossima estate, e la domanda che inevitabilmente si pone è: a luglio 2022 i prezzi della granella di cereali saranno ancora abbastanza alti per pagare i costi di produzione che sono andati alle stelle? Nel caso i prezzi della granella scendessero anche solo un po’ l’agricoltore si troverebbe a raccogliere rimettendoci un sacco di soldi, e
quindi preferiscono attendere ed eventualmente seminare in primavera una coltura estiva, oppure seminare colture completamente diverse se ne hanno gli sbocchi di mercato, che non si inventano mai dall’oggi al domani.

Le grandi oscillazioni di prezzi portano sempre grossi guadagni per alcune figure intermedie ma raramente per gli agricoltori che non possono variare nel breve termine le produzioni, e anzi spesso portano scossoni sui mercati che sono deleteri per il sistema intero. Questo ci fa capire quanto sia importante per gli agricoltori avere la possibilità di lavorare in una filiera corta, in cui i prezzi e i quantitativi siano più stabili, avendo la possibilità di pianificare nel medio lungo termine semine impianti, investimenti e fornendo al consumatore un prodotto di alta qualità costantemente.

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